Le chiese di Bernalda
Itinerari e curiosità
Chiesa di San Bernardino (Chiesa Madre)
Di stile essenziale, semplice e lineare, la Chiesa Madre, dedicata al Santo Patrono di Bernarda, San Bernardino è stata certamente costruita nel 1530 per volontà Duca de Bernauda.
Una dato confermato nell'antico documento del 1544 che descrive la visita pastorale compiuta dall'Arcivescovo Giovanni Michele Saraceno, il 12 maggio dello stesso anno.
La Chiesa si componeva allora di tre altari e di tre cappelle: l’altare maggiore dedicato a San Bernardino, l'altare e la Cappella di Santa Maria Maddalena, l'altare e la cappella dell'Annunziata e l'altare e la cappella di san Giovanni battista e del Battistero.
Da qui si evince che originariamente la Chiesa fosse stata costruita con una sola navata, quella centrale e che le navate laterali, fossero state costruite dopo il 1544.
Infatti, la navata di destra è stata ricavata dalla ex sacrestia, in un successivo momento, mentre quella sinistra fu ricavata alla fine del XVIII secolo. Si deve aspettare il 1726 per avere un nuovo documento che parli della Chiesa. L'inventario dell' 8 novembre 1726 voluto dal vescovo di Matera Monsignore Giuseppe maria Positano, descrive la posizione esatta della Chiesa che allora si trovava difronte il palazzo dell'Eccellentissimo Domino Francesco Navarrete, Duca di Bernalda.
L'inventario del 1726 ci permette dunque di sapere che l’edificio si componeva di un campanile con due campane, sette cappelle e otto altari e un reliquiario con la veste di S. Bernardino, una reliquia di san Donato, ossa di San Faustino Martire e il cranio di san Vito.
Inoltre la Chiesa aveva due cimiteri, uno, riservato ai sacerdoti, corrispondente all'attuale spazio occupato dall'altare di san Bernardino, l'altro, forse sotto il battistero, riservato ai bambini battezzati deceduti entro il settimo anno di vita. Nel XIX sec. la Chiesa fu nuovamente ampliata e modificata facendo perdere all’edificio una struttura unitaria.
In questo modo appare tutt’oggi, anche se negli anni 30 del ‘900 ha subito un restauro in cui si è cercato di recuperare gli elementi originali e lo stile semplice dell’epoca di costruzione.
Una dato confermato nell'antico documento del 1544 che descrive la visita pastorale compiuta dall'Arcivescovo Giovanni Michele Saraceno, il 12 maggio dello stesso anno.
La Chiesa si componeva allora di tre altari e di tre cappelle: l’altare maggiore dedicato a San Bernardino, l'altare e la Cappella di Santa Maria Maddalena, l'altare e la cappella dell'Annunziata e l'altare e la cappella di san Giovanni battista e del Battistero.
Da qui si evince che originariamente la Chiesa fosse stata costruita con una sola navata, quella centrale e che le navate laterali, fossero state costruite dopo il 1544.
Infatti, la navata di destra è stata ricavata dalla ex sacrestia, in un successivo momento, mentre quella sinistra fu ricavata alla fine del XVIII secolo. Si deve aspettare il 1726 per avere un nuovo documento che parli della Chiesa. L'inventario dell' 8 novembre 1726 voluto dal vescovo di Matera Monsignore Giuseppe maria Positano, descrive la posizione esatta della Chiesa che allora si trovava difronte il palazzo dell'Eccellentissimo Domino Francesco Navarrete, Duca di Bernalda.
L'inventario del 1726 ci permette dunque di sapere che l’edificio si componeva di un campanile con due campane, sette cappelle e otto altari e un reliquiario con la veste di S. Bernardino, una reliquia di san Donato, ossa di San Faustino Martire e il cranio di san Vito.
Inoltre la Chiesa aveva due cimiteri, uno, riservato ai sacerdoti, corrispondente all'attuale spazio occupato dall'altare di san Bernardino, l'altro, forse sotto il battistero, riservato ai bambini battezzati deceduti entro il settimo anno di vita. Nel XIX sec. la Chiesa fu nuovamente ampliata e modificata facendo perdere all’edificio una struttura unitaria.
In questo modo appare tutt’oggi, anche se negli anni 30 del ‘900 ha subito un restauro in cui si è cercato di recuperare gli elementi originali e lo stile semplice dell’epoca di costruzione.
CHIESA DELL'IMMACOLATA CONCENZIONE
(Cappella Fischietti)
(Cappella Fischietti)
E' la lapide che si trova sulla facciata al di sopra della porta che ci attesta la data esatta della costruzione della Chiesetta, voluta dalla Famiglia Fischietti nel 1732 e dedicata all'Immacolata Concezione.
Composta da un solo altare e un confessionale spicca al suo interno, il quadro posto sopra l'altare del Pittore Cosimo Sampietro.
Pochi i documenti che descrivono e parlano della Chiesetta dell'Immacolata Concezione, tra questi alcuni raccontano che nel 1740 i canonici materani Festa e De Robertis, procedettero alla visita della cappella, per ordine dell'allora Monsignor Lanfranchi e trovarono la cappella in ottime condizioni.
Composta da un solo altare e un confessionale spicca al suo interno, il quadro posto sopra l'altare del Pittore Cosimo Sampietro.
Pochi i documenti che descrivono e parlano della Chiesetta dell'Immacolata Concezione, tra questi alcuni raccontano che nel 1740 i canonici materani Festa e De Robertis, procedettero alla visita della cappella, per ordine dell'allora Monsignor Lanfranchi e trovarono la cappella in ottime condizioni.
Chiesa della Madonna del Carmine
Costruita intorno alla prima metà del XVI secolo, la chiesa dedicata alla Madonna del Carmine era di dimensioni notevolmente ridotte rispetto alle attuali.
Il suo stile richiama il periodo della controriforma, classico con dettagli dell' epoca barocca.
Era formata da un solo altare sul quale padroneggiava un dipinto con l'immagina della Santa Vergine del Carmelo, un campanile e una sola campana.
La chiesa subì un primo restauro di ampliamento che fu causa della distruzione dell'affresco del vergine del Carmelo.
Un documento del 1726 spiega inoltre che nella Chiesa della Madonna del Carmine erano seppelliti i cadaveri che secondo disposizioni del Vescovo dovevano essere trasportati in chiesa sei ore dopo la morte e seppelliti 12 ore dal decesso. Fa capo a questa chiesa la confraternita "Presentazione di Maria Vergine" fondata con il beneplacito di Monsignor Positani e di Padre Domenico Bruni, gesuita nel 1724 e formata nel 1726 da 145 confratelli.
Un nuovo restauro attende la Chiesa nella seconda metà dell' 800 che per volere del' allora cantore Don Domenico Dell'Osso, si arricchisce della cripta dell’altare maggiore, di altri 4 altari e del campanile slanciato a due piani, nella forma in cui si vede ancora oggi.
Il suo stile richiama il periodo della controriforma, classico con dettagli dell' epoca barocca.
Era formata da un solo altare sul quale padroneggiava un dipinto con l'immagina della Santa Vergine del Carmelo, un campanile e una sola campana.
La chiesa subì un primo restauro di ampliamento che fu causa della distruzione dell'affresco del vergine del Carmelo.
Un documento del 1726 spiega inoltre che nella Chiesa della Madonna del Carmine erano seppelliti i cadaveri che secondo disposizioni del Vescovo dovevano essere trasportati in chiesa sei ore dopo la morte e seppelliti 12 ore dal decesso. Fa capo a questa chiesa la confraternita "Presentazione di Maria Vergine" fondata con il beneplacito di Monsignor Positani e di Padre Domenico Bruni, gesuita nel 1724 e formata nel 1726 da 145 confratelli.
Un nuovo restauro attende la Chiesa nella seconda metà dell' 800 che per volere del' allora cantore Don Domenico Dell'Osso, si arricchisce della cripta dell’altare maggiore, di altri 4 altari e del campanile slanciato a due piani, nella forma in cui si vede ancora oggi.
Chiesa di San Rocco
La sua costruzione risale al 1540 ed aveva dimensioni minori rispetto alle attuali.
Costruita fuori le mura, la sua struttura prevedeva una sola navata, con un solo altare dedicato a San Rocco, e un solo campanile monocampana, ed era affidata alle cure del Capitolo parrocchiale.
Nell'interno della chiesetta, di stile classicheggiante si denotano alcuni inserti barocchi come per esempio l'altare, che rappresenta un chiaro esempio dello stile.
Fu nel 1716 con gli introiti provenienti dal patrimonio della cappella del Monte di Pietà che la chiesa fu ampliata con la costruzione di altri due altari dedicati a San Sebastiano raffigurato in un quadro in tela, a San Filippo Neri costruito in onore degli eredi di Berardino De Biaso.
La chiesa fu ampliata nuovamente nel 1796 per volontà della Famiglia Annese che la forniva anche della statua di san rocco e di un legato e nei secoli succesivi fino ad arrivare al 1930, quando fu restaurata ad opera del sacerdote Leonardo Parente.
Attualmente è presente un unico altare, di stile barocco, dove è conservata la statua di San Rocco.
Chiesa di San Gaetano
Costruita nel XVII secolo per volontà e devozione dei fedeli, la Chiesa fu inizialmente dedicata alla Santa Croce che padroneggiava sull’altare ai cui piedi vi erano una statua di Maria Vergine e una tela raffigurante la Passione di cristo.
Lo stile, nonostante sia stata costruita più tardi, richiama quello classicheggiante, si componeva in oltre di un secondo altare, dedicato a San
Gaetano, la cui effige era dipinta su di un telo.
La chiesa è sovrastata da una piccola torre campanaria ad una sola campana, alla quale si poteva accedere da due porte laterali.
Nei secoli successivi la Chiesa vive un periodo di crisi e solo verso la fine del XVIII sec.
Lo stile, nonostante sia stata costruita più tardi, richiama quello classicheggiante, si componeva in oltre di un secondo altare, dedicato a San
Gaetano, la cui effige era dipinta su di un telo.
La chiesa è sovrastata da una piccola torre campanaria ad una sola campana, alla quale si poteva accedere da due porte laterali.
Nei secoli successivi la Chiesa vive un periodo di crisi e solo verso la fine del XVIII sec.
Fu completamente risistemata da Francesco Sisto che provvedette a rimetterla a nuovo dotando l'altare di San Gaetano della Statua del Santo che sostituì la tela.
particolare della Chiesa di San Gaetano
Convento di Sant'Antonio da Padova
Testo di Franca Digiorgio
Il secondo, in ordine di tempo, insediamento francescano avutosi a Bernalda è del 1615 dei P.P. Minori Riformati, Congregazione sorta dopo la Riforma di Basilicata del 1593, da cui si formarono le due Provincie dell’Osservanza e della Riforma.
Il Convento dei P.P. Riformati fu costruito su richiesta dell’Università di Bernalda, pur se con reticenze da parte dei Conventuali già presenti sul territorio e precisamente ad un centinaio di metri dal luogo scelto per il nuovo insediamento che, a sua volta, era ad un centinaio di metri dalla porta maggiore del paese. In definitiva il Convento fu edificato con l’assenso dell’Arcivescovo di Acerenza e Matera, fra’ Giovanni Spilla, con un impianto quadrangolare avente un chiostro centrale con doppio ordine di arcate a tutto sesto, tre per ogni lato e una Chiesa adiacente.
Secondo le notizie tramandateci dall’Anonimo bernaldese nella sua Historia inedita, fu costruito nel giro di due anni con obolo spontaneo di tutti i cittadini e concorso dell’Università che assegnava £. 170 annui per le spese di culto ...e dedicato a S. Antonio da Padova con una estrazione per la indecisione della scelta con l’Immacolata Concezione.
La descrizione del Convento fatta dall’abate Pacichelli lo vuole ...degno di aggiungere ornamento ad una Capitale.
Il complesso dovette subire numerose modifiche ed ampliamenti che cambiarono il suo originario impianto, fu costruita la torre dell’orologio, furono aggiunti due corpi di fabbrica a Sud e fu ridefinita la facciata principale rivolta sulla piazza antistante. Il chiostro che ha subito delle alterazioni aveva sulle pareti perimetrali degli affreschi, che attualmente si possono ancora intravedere. Sul porticato del chiostro si sviluppa il corridoio di accesso alle celle, che conservano ancora oggi le stesse caratteristiche dimensionali e spaziali originarie con copertura a volta a padiglione con lunette.
A cavallo di questi ultimi vent’anni sono state fatte le ultime opere di ristrutturazione del complesso del Convento, il quale da più anni è la sede del Municipio.
La Chiesa di S. Antonio, annessa al corpo di fabbrica del convento e costruita contemporaneamente ad esso, aveva da principio una sola navata centrale. Nel 1684 sotto il Provincialato di P. Domenico da Bernalda, fu aggiunta la navata laterale destra a Nord, che in una "platea" del 1723 è denominata Le Cappelle, raggiungendo un numero di 8 altari.
Inoltre l’ampliamento previsto, come si può riscontrare nel citato documento, proseguì con l’aggiunta di un atrio alla chiesa con il coro superiore. Probabilmente questo spazio anteriore è l’attuale zona d’ingresso della Chiesa, che come una sorte di "nartece" introduce la facciata interna in cui è inquadrato il portone. Queste opere apportate da P. Bernardino Plati di Bernalda, terminarono con l’aggiunta del campanile, a pianta quadrata con sovrapposizione mista di ordini e terminante con una cuspide di gusto orientaleggiante e, un arricchimento, di molte opere letterarie, della biblioteca.
L’interno della chiesa è caratterizzato dagli elementi decorativi della volta a botte lunettata con eleganti peducci e dalle pale settecentesche degli altari laterali. L’abside è a pianta quadrata coperto da una volta a schifo. La facciata, sicuramente rimaneggiata nel 1819 ad opera di P. Carlo da Ferrandina, è lineare e severa nell’architettura, con quattro lesene di ordine gigante, che ripartiscono la superficie in tre parti, delle quali le laterali sono leggermente curvilinee. La facciata è interrotta superiormente da un cornicione aggettante sovrastato da un coronamento costituito da un elemento centrale, racchiuso da due lesene e terminante con una cimasa curvilinea, e due laterali contenenti due altrettante finestrelle ellissoidali.
Convento di San Francesco
Resti della cisterna del Covento di San Francesco - d.1586
(foto N.Colucci)
(foto N.Colucci)
Testo di Franca Digiorgio
Nei secoli XVI e XVII la presenza religiosa a Bernalda si arricchì dei Frati Francescani Conventuali prima, e dei Riformati poi.
Il primo insediamento francescano avutosi a Bernalda fu il Convento di S. Francesco di Assisi dei P.P. Conventuali, costruito probabilmente dopo il 1586, in quanto non risulta dall’elenco del P.M. Pietro Rodolfo da Tossignano (m. 1601), comunque sulla facciata di un corpo di fabbrica di pertinenza del convento è incisa la data 1601. Fu abbandonato dopo il 1630 e del tutto chiuso nel 1652 per la soppressione dei piccoli conventi emanata da Papa Innocenzo X.
Nel 1678 l’Arciv. Culminarez durante una sua visita ordinò che le rendite del Convento soppresso fossero amministrate dal Capitolo parrocchiale. In questa occasione nel Convento era ancora possibile ammirare sull’altare maggiore un grande quadro in tela raffigurante S. Francesco e i tre altari dedicati a S. Matteo, a Maria Vergine e all’Assunzione.
Ma nel 1704, ripopolato, contava quattro frati, mentre continua a rimanere oscura la ragione della sua soppressione, da non ritenersi riconducibili a quella economica come avvenne per altri conventi. Infatti i P.P. Conventuali avevano molti "tomoli" di terra di pertinenza del convento e altri intorno al paese, che procuravano loro una buona rendita.
Nel 1726 dall’inventario richiesto da Mons. Positano si deducono i miglioramenti che il Convento aveva avuto rispetto al 1678: la Chiesa annessa comprendeva quattro cappelle e cinque altari, aveva una navata centrale in cui vi era il coro, in alto al centro aveva un grande crocifisso in legno; davanti il coro dedicato a San Francesco c’era un quadro in tela e sulla sinistra, della parte australe c’erano due altari, per le altrettante cappelle, uno dedicato alla Maria Vergine dell’Assunta e l’altro alla Maria Vergine della Concezione con rispettivi quadri. Nella parte destra di settentrione c’erano altre due cappelle con rispettivi altari, uno per Maria Vergine degli Angeli e l’altro per San Matteo Apostolo, che aveva una statua in tufo.
L’inventario continua dichiarando che a quell’epoca il Convento aveva ancora le sue pertinenze al centro delle quali una cisterna, cinque celle al piano superiore e altre due abitazioni a quello inferiore, un giardino e che ...a decoro del suddetto convento vi sta un fraticello... che celebra una sola messa al giorno.
Dalla enumerazione dei suoi possedimenti risulta che il Convento aveva 16 immobili tra stalle, casaleni, cellari, magazzeni e case in più terre in varie contrade (alla Carriera vecchia, sotto la Portella, sotto l’appetto di sant’Antuono, dietro la Croce).
Ma già con la visita ordinata dall’Arcivescovo Filangieri nel 1761 si può constatare che il Convento presentava uno stato di semi abbandono e che mentre gli altri altari erano dismessi solo l’altare maggiore era ornato, un indicazione solo di un gesto di accoglienza per il Vicario Generale.
Le notizie tramandate dall’avv. Filippo Ambrosano di Bernalda confermano la bellezza della Chiesa del Convento, il quale però aveva delle ridotte dimensioni, un cortile murato e una cisterna all’interno per la conserva dell’acqua non potendo usufruire di una sorgente nelle immediate vicinanze. All’epoca in cui egli scrisse era già passato di proprietà di un privato, ossia di Don Gaetano Appio.
Nel corso del XIX secolo la Chiesa fu privata delle due navate laterali, che oltre ad ospitare le quattro cappelle, avevano delle belle quadrifore distrutte per l’ingordigia del Clero. Dopo che fu eliminato anche l’altare centrale essa fu adibita a teatro ed a deposito fino a qualche anno fa quando divenne una sala conferenze, cancellando negli anni le tracce di quella che doveva essere stata ... una delle più belle chiese che avessero esistite nel paese, se ci si riferisce alla testimonianza che l’Anonimo bernaldese riporta nella sua Istoria.
Proprio in prossimità dell’ex Chiesa di San Francesco, ossia dell’attuale sala Incontro, rimane la cisterna su citata, che fino a qualche anno fa era identificabile con un tombino posto sul marciapiede di Corso Umberto I, successivamente con le opere di miglioramento dei marciapiedi del corso fu costruita una cisterna, proprio sul tombino, a ricordo del monastero francescano ormai smembrato. Già negli ultimi anni del secolo scorso del convento non rimaneva che la chiesa con la sola navata centrale, tutto il resto era stato in parte abbattuto in seguito alla costruzione del suddetto Corso Umberto, che doveva passare centralmente al complesso francescano. Agli inizi di quest’ultimo secolo fu disposto con delibera di Giunta Municipale del 1925, che anche le scale d’accesso ai piani soprani del convento fossero abbattute.
Chiesa di Santa Lucia
(foto N.Colucci)
Testo di Franca Digiorgio
La Cappella di S. Lucia, pur se di più recente costruzione rispetto alle altre Chiese non è l’ultima; costruita verso il 1875 dalla Famiglia Di Palma, è stata sempre officiata saltuariamente per essere del tutto abbandonata in questi ultimi anni. Al suo interno c’è un solo altare con una statua di S. Lucia, priva di particolari artistici, che si racconta essere stata acquistata dopo che a un componente della Famiglia Di Palma era apparsa in sogno la Santa della suddetta statua, per la quale fu così deciso di costruire la piccola cappella privata sita in Corso Umberto I.
Chiesa Mater Ecclesiae (SS. Medici)
foto N.Colucci)
Testo di Franca Digiorgio
La Chiesa dei SS. Medici è l’ultimo edificio religioso costruito per la comunità bernaldese, in una zona che in quegli anni era in continua espansione. Il titolo di SS. Medici è quello più comunemente usato per questa Chiesa, pur essendo, invece, "Mater Ecclesiae" il titolo istituzionale, infatti essendo stata in diocesi la prima Chiesa costruita dopo il Concilio fu denominata con tale titolo.
L’architettura certamente insolita rispecchia le due idee fondamentali che il progettista ha inteso esprimere: l’esterno riprende la configurazione di una nave il cui timone con la prua sono rappresentati dal Campanile (aggiunto in appresso all’apertura della Chiesa), cercando di vedere in essa la barca della Chiesa che attraversa la storia; mentre l’interno sembra una tenda con l’impalcatura rappresentata dai pilastri a stella rastremati verso l’alto, che allude al pellegrinaggio ossia alla non stabilità. La dimensione inoltre, effettivamente considerata eccessiva all'epoca, della Chiesa Mater Ecclesiae è l’altro elemento che maggiormente risalta nel contesto urbano in cui è dislocata, ma in realtà la Diocesi di Matera, dopo i programmi e i fondi previsti per i Sassi materani, pensò di attribuire un progetto redatto per Matera dall’arch. Masciandaro di Roma proprio alla Parrocchia di Bernalda, che reclamava una nuova Chiesa.
La pianta dell’edificio è trapezoidale, la struttura portante è di pilastri rettangolari in cemento armato con i muri perimetrali rivestiti in mattoni faccia vista, e con centralmente tre pilastri a stella rastremati in cima che reggono la imponente copertura a vela.
Alla consacrazione della Chiesa Mater Ecclesiae, o più comunemente detta dei S.S. Medici, avvenuta il 30 settembre 1979 non era ancora del tutto completo il complesso previsto, infatti i lavori furono eseguiti in 15 anni e riguardarono dopo la Chiesa stessa, la sistemazione del grande piazzale pavimentato antistante con una fontana sul lato sinistro e delle aiuole per entrambi i lati. Di seguito furono costruiti i locali per la Pastorale sulla sinistra, il campanile posto sul retro dell’abside ed infine la Casa Canonica sulla destra.
Nell’interno furono commissionate alcune opere di arredo, come la Madonna Mater Ecclesiae posta sul muro dell’abside fatta da una ditta specializzata in opere di ceramica di Grottaglie. Infatti il rilievo della Madonna è costituita da vari pezzi in ceramica del peso complessivo di circa 7 quintali e montati singolarmente agganciandoli in parte ad un pilastro di sostegno incassato nel muro.
Il Tabernacolo posto centralmente dietro l’altare è un opera dell’Istituto d’Arte Sacra di Roma fatta di cemento liquido e bronzo.
Il Crocifisso posto sul muro dietro l’altare sulla destra del Tabernacolo è in legno ed insieme ai pannelli dell’Ambone, che sono in terra cotta dipinti a mano, sono dell’artista Gaetano Russo giovane artista nativo di Bernalda, ma residente ed operante a Bologna.
La nuova Chiesa divenne la seconda Parrocchia bernaldese, affiancandosi alla più antica Parrocchia di S. Bernardino.
L’architettura certamente insolita rispecchia le due idee fondamentali che il progettista ha inteso esprimere: l’esterno riprende la configurazione di una nave il cui timone con la prua sono rappresentati dal Campanile (aggiunto in appresso all’apertura della Chiesa), cercando di vedere in essa la barca della Chiesa che attraversa la storia; mentre l’interno sembra una tenda con l’impalcatura rappresentata dai pilastri a stella rastremati verso l’alto, che allude al pellegrinaggio ossia alla non stabilità. La dimensione inoltre, effettivamente considerata eccessiva all'epoca, della Chiesa Mater Ecclesiae è l’altro elemento che maggiormente risalta nel contesto urbano in cui è dislocata, ma in realtà la Diocesi di Matera, dopo i programmi e i fondi previsti per i Sassi materani, pensò di attribuire un progetto redatto per Matera dall’arch. Masciandaro di Roma proprio alla Parrocchia di Bernalda, che reclamava una nuova Chiesa.
La pianta dell’edificio è trapezoidale, la struttura portante è di pilastri rettangolari in cemento armato con i muri perimetrali rivestiti in mattoni faccia vista, e con centralmente tre pilastri a stella rastremati in cima che reggono la imponente copertura a vela.
Alla consacrazione della Chiesa Mater Ecclesiae, o più comunemente detta dei S.S. Medici, avvenuta il 30 settembre 1979 non era ancora del tutto completo il complesso previsto, infatti i lavori furono eseguiti in 15 anni e riguardarono dopo la Chiesa stessa, la sistemazione del grande piazzale pavimentato antistante con una fontana sul lato sinistro e delle aiuole per entrambi i lati. Di seguito furono costruiti i locali per la Pastorale sulla sinistra, il campanile posto sul retro dell’abside ed infine la Casa Canonica sulla destra.
Nell’interno furono commissionate alcune opere di arredo, come la Madonna Mater Ecclesiae posta sul muro dell’abside fatta da una ditta specializzata in opere di ceramica di Grottaglie. Infatti il rilievo della Madonna è costituita da vari pezzi in ceramica del peso complessivo di circa 7 quintali e montati singolarmente agganciandoli in parte ad un pilastro di sostegno incassato nel muro.
Il Tabernacolo posto centralmente dietro l’altare è un opera dell’Istituto d’Arte Sacra di Roma fatta di cemento liquido e bronzo.
Il Crocifisso posto sul muro dietro l’altare sulla destra del Tabernacolo è in legno ed insieme ai pannelli dell’Ambone, che sono in terra cotta dipinti a mano, sono dell’artista Gaetano Russo giovane artista nativo di Bernalda, ma residente ed operante a Bologna.
La nuova Chiesa divenne la seconda Parrocchia bernaldese, affiancandosi alla più antica Parrocchia di S. Bernardino.
Chiesa di San Donato
ieri
(Foto di Giancarlo Fuina) oggi
Testo di Franca Digiorgio
Proseguendo per la strada che conduceva alla Difesa de’ bovi, a circa un miglio di distanza dall’abitato, c’era una cappella di campagna, ossia la Chiesa di S. Donato, che nel 1544 si presentava in buone condizioni, infatti era stata da poco fatta ristrutturare con le elemosine da Berardino de Vitella. In effetti questa Chiesa doveva essere comunque di epoca precedente alla fondazione di Bernalda, potendosi riferire la sua esistenza all’epoca dell’antico casale di Camarda, infatti in alcuni documenti è riportato che S. Donato doveva essere il protettore dell’antica Camarda fino a quando non fu scelto S. Bernardino, in onorare di Don Bernardino de Bernaudo, fondatore della stessa Bernalda.
La Chiesa di S. Donato aveva un affresco sulla parete raffigurante il medesimo Santo, come testimonia la visita pastorale del Mons. Culminarez del 1678, in cui non è riportata alcun’altra notizia. Ma già nel 1708 dopo solo trent’anni si riscontra nella visita di Mons. Brancaccia che necessitava di urgenti riparazioni, perché ormai del tutto corrosa dall’umidità. Secondo l’inventario del 1726 per cui era ...una chiesa antica, come dicono, Parrocchiale della Camarda distrutta da Saraceni..., aveva ancora un’antica effigie e una statua di legno argentato dello stesso Santo, due porte, una rivolta verso l’abitato di Bernalda l’altra verso Sud ed una sola campana.
Nel 1766 Mons. Filomarino, invece, rileva nella sua visita che ormai l’edificio è del tutto fatiscente, per l’incuria del Clero della Parrocchia di S. Bernardino. La Chiesa Madre, ossia di S. Bernardino in questo periodo era fiorente, godeva di molti beni e proventi detenuti per il solo beneficio del Clero, mentre la Chiesa di S. Donato non poteva provvedere autonomamente al suo sostentamento, non godendo né di jus patronato né di alcuna altra dote.
Solo negli ultimi anni del XVIII secolo, per interessamento del sacerdote Glionna e per i contributi dei fedeli, fu resa possibile la sua ricostruzione. Un Anonimo, che scrisse la storia di Bernalda nel 1800, racconta che nel 1775 scavando sotto un cumulo di terra si scoprì un muro che riportava l’effigie di S. Donato e che continuando l’opera si pervenne alle fondamenta dell’antica chiesa, che don Glionna provvide a far ricostruire, ma con dimensioni maggiori.
Fino al 2012 nella Chiesa di S. Donato era custodito il Carro Trionfale di S. Bernardino che in occasione della Festa Patronale d’agosto veniva ripreso per chiudere il corteo trionfale.
Nel 2012 hanno avuto inizio altri lavori di ristrutturazione della Chiesa che furono completati nel 2013 e, il 7 agosto 2013, in occasione della celebrazione della prima messa è stata consacrata e tornata ad essere utilizzata dai cittadini.
La Chiesa di S. Donato aveva un affresco sulla parete raffigurante il medesimo Santo, come testimonia la visita pastorale del Mons. Culminarez del 1678, in cui non è riportata alcun’altra notizia. Ma già nel 1708 dopo solo trent’anni si riscontra nella visita di Mons. Brancaccia che necessitava di urgenti riparazioni, perché ormai del tutto corrosa dall’umidità. Secondo l’inventario del 1726 per cui era ...una chiesa antica, come dicono, Parrocchiale della Camarda distrutta da Saraceni..., aveva ancora un’antica effigie e una statua di legno argentato dello stesso Santo, due porte, una rivolta verso l’abitato di Bernalda l’altra verso Sud ed una sola campana.
Nel 1766 Mons. Filomarino, invece, rileva nella sua visita che ormai l’edificio è del tutto fatiscente, per l’incuria del Clero della Parrocchia di S. Bernardino. La Chiesa Madre, ossia di S. Bernardino in questo periodo era fiorente, godeva di molti beni e proventi detenuti per il solo beneficio del Clero, mentre la Chiesa di S. Donato non poteva provvedere autonomamente al suo sostentamento, non godendo né di jus patronato né di alcuna altra dote.
Solo negli ultimi anni del XVIII secolo, per interessamento del sacerdote Glionna e per i contributi dei fedeli, fu resa possibile la sua ricostruzione. Un Anonimo, che scrisse la storia di Bernalda nel 1800, racconta che nel 1775 scavando sotto un cumulo di terra si scoprì un muro che riportava l’effigie di S. Donato e che continuando l’opera si pervenne alle fondamenta dell’antica chiesa, che don Glionna provvide a far ricostruire, ma con dimensioni maggiori.
Fino al 2012 nella Chiesa di S. Donato era custodito il Carro Trionfale di S. Bernardino che in occasione della Festa Patronale d’agosto veniva ripreso per chiudere il corteo trionfale.
Nel 2012 hanno avuto inizio altri lavori di ristrutturazione della Chiesa che furono completati nel 2013 e, il 7 agosto 2013, in occasione della celebrazione della prima messa è stata consacrata e tornata ad essere utilizzata dai cittadini.
Chiesa Madonna degli Angeli
(foto N. Colucci)
Testo di Franca Digiorgio
Nei pressi della Chiesa di S. Donato si trova tuttora la Chiesetta della Madonna degli Angeli, che attualmente misura m. 5 x 8 circa di pianta, ma che originariamente doveva essere ancora più piccola. Nelle visite pastorali del XVI e XVII secolo non è riscontrata, se non nel 1678 nella visita di Mons. Culminarez in cui la troviamo col nome di Maria Vergine delle Nevi.
Nel 1726 è descritta all'interno con l'immagine della Madonna sul muro dietro l'altare, come era nella visita precedente, era lunga 5 passi e larga 4 circa, alta tre canne, la copertura era a falde fatte di canne, accanto c'era una casetta utilizzata da un "oblato", in più aveva una torretta per la campana e una recinzione sul davanti.
La Chiesa di S. Maria degli Angeli non aveva nessuna rendita, tranne quello che poteva ricavare da 6 stoppelli di vigna, apparteneva effettivamente al Capitolo parrocchiale e conseguenzialmente il suo abbandono per incuria la condusse quasi al crollo totale e quindi all'abbandono, che fu evitato nel 1898 quando fu demolita e ricostruita.
Durante la sua demolizione, l'Anonimo che scrisse la storia di Bernalda, ricorda che sul muro posteriore fu riscontrato sotto l'intonaco un affresco di vecchia manifattura e che, continuando a scorticare fu rinvenuto un altro affresco ancora precedente. Passando poi alle fondazioni, a seguito del loro ampliamento, si rinvenne l'esistenza di una vera e propria necropoli, forse la Necropoli degli antichi abitatori di Camarda.
Nel 1726 è descritta all'interno con l'immagine della Madonna sul muro dietro l'altare, come era nella visita precedente, era lunga 5 passi e larga 4 circa, alta tre canne, la copertura era a falde fatte di canne, accanto c'era una casetta utilizzata da un "oblato", in più aveva una torretta per la campana e una recinzione sul davanti.
La Chiesa di S. Maria degli Angeli non aveva nessuna rendita, tranne quello che poteva ricavare da 6 stoppelli di vigna, apparteneva effettivamente al Capitolo parrocchiale e conseguenzialmente il suo abbandono per incuria la condusse quasi al crollo totale e quindi all'abbandono, che fu evitato nel 1898 quando fu demolita e ricostruita.
Durante la sua demolizione, l'Anonimo che scrisse la storia di Bernalda, ricorda che sul muro posteriore fu riscontrato sotto l'intonaco un affresco di vecchia manifattura e che, continuando a scorticare fu rinvenuto un altro affresco ancora precedente. Passando poi alle fondazioni, a seguito del loro ampliamento, si rinvenne l'esistenza di una vera e propria necropoli, forse la Necropoli degli antichi abitatori di Camarda.